giovedì 17 febbraio 2011

Paradossi e contorsionismi del sistema beni culturali

Lo stato di evidente disagio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali  per la mancanza di personale, è stato denunciato da più parti, Ministro incluso in Parlamento pochi mesi fa,  così come sono oggi ben note e ben chiare le sue mortificanti ricadute sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale.
Nonostante ciò il Governo non ha accolto la richiesta di evitare l'ulteriore taglio del 10% dell'organico né le iniziative proposte nell'ambito del decreto milleproroghe.
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali risulta così in sovra-organico rispetto ai parametri imposti dal Governo al pubblico impiego (non certo rispetto alle reali necessità...). Cosa che, di fatto, blocca le assunzioni almeno fino al 2012.
Doloroso, ahimè prevedibile nel contesto delle attuali scelte politiche sui beni culturali.

Ma c'è anche di peggio.
Già sovra-organico, pur lamentando la necessità di ristabilire un minimo accettabile di efficienza ai suoi uffici con personale adeguato e competente, un ulteriore esubero è determinato dall'immissione dei lavoratori provenienti dai soppressi Ente Teatrale Italiano e Ente Tabacchi Italiano.
L'assunzione di nuovo personale, attingendo alla graduatorie dell'ultimo concorso espletato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che mettono a disposizione dell'amministrazione le figure professionali di cui ha bisogno, è subordinata, pure, a questo.
Gli idonei di uno specifico concorso sono messi da parte, a questo punto chissà ancora per quanto, per far posto a personale proveniente da altri enti, non espressamente selezionato per i profili professionali operanti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In particolare ciò rileva per i profili tecnici, archeologi, architetti, storici dell'arte. Ma anche dagli addetti alla vigilanza, sicurezza, accoglienza, comunicazione e servizi al pubblico ci si aspettano specifiche competenze, altrimenti perché sottoporre i candidati ad una procedura concorsuale così dettagliata e specifica nelle conoscenze richieste?

Ma c'è anche altro.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha affidato, con un corrispettivo di 12 milioni di euro individuati nel suo bilancio 2011 nell'ambito dei proventi del gioco del lotto, alla ALES S.p.A una serie di servizi per diverse strutture ministeriali di Lazio e Campania. Tra questi, si legge nel relativo contratto, servizi amministrativi, di vigilanza e di custodia, con la possibilità di "chiedere modifiche e/o integrazioni tenendo conto anche delle esigenze manifestate dagli Istituti periferici beneficiari delle attività". Non è senza qualche ragione che si immagina che la faccenda potrebbe riguardare anche gli archeologi e gli architetti previsti dal piano straordinario per Pompei...
La società ALES (Arte, lavoro, servizi) nasce nel 1998 come società mista (30% Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 70% Italia Lavoro S.p.A -società interamente partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze-) con l'obiettivo di reimpiegare i lavoratori socialmente utili nella progettazione e nella gestione di attività di supporto a soprintendenze, musei, aree archeologiche.
Con la legge n. 69 del 18 giugno 2009, art. 26 essa è diventata una società in house del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da questo interamente partecipata e controllata.
Quindi lo Stato affida una serie di servizi alla società ALES, direttamente, senza dover espletare una specifica procedura di gara. In barba all'apertura all'imprenditoria culturale privata e alla concorrenza.
I servizi in contratto comportano l'impiego di personale -amministrativi, addetti alla custodia e alla vigilanza, eventualmente profili tecnici?- che nel pubblico impiego devono essere selezionati tramite concorso o attinti dalle graduatorie vigenti. Trattandosi di ALES S.p.A., invece, no. La ALES S.p.A non è tenuta ad attingere alle graduatorie vigenti, si limiterà a prolungare i contratti dei lavoratori precari di cui già dispone e/o a selezionarne altri in modi che non è dato sapere e sempre in condizione di precarietà  (il contratto di affidamento dei servizi è valido fino alla fine del 2011, con facoltà di rinnovo).
Quindi lo Stato affida sostanzialmente a se stesso, servizi che, almeno in parte, servono a surrogare la paralisi, determinata dalla mancanza di personale e di risorse economiche, delle proprie strutture a quei servizi preposti, aggirando il blocco delle assunzioni e l'impiccio della selezione tramite concorso, nonché alimentando la precarizzazione delle condizioni di lavoro e senza alcuna garanzia in merito alla continuità delle attività e alla competenza delle professionalità interessate.

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha bisogno di personale, anzi no è in sovra-organico e poi non ha soldi. Anzi no, i soldi li ha e ha pure bisogno di personale, ma non lo assume, anche se ha a disposizione qualche centinaia di aspiranti lavoratori risultati idonei in uno specifico concorso pubblico. Non può, è in sovra -organico, non ha bisogno di personale. Anzi sì, ma non lo assume, lo compra, anzi lo affitta per un anno, dando a se stesso (= alla ALES) i denari e i poteri per farlo.
Una perversione. Una strana idea di ciò che serve ai beni culturali.
Una strada idea di come amministrare la cosa pubblica.
Una strana idea di come spendere i soldi pubblici.

A favore di chi o che cosa io non lo so. 
Certo a danno delle molte persone in attesa di risposte sul loro futuro, illuse dal fatto che l'ultimo concorso abbia prodotto delle graduatorie di merito e oggi disilluse e affaticate e disarmate di fronte a tanta spudoratezza.
Certo a danno del patrimonio culturale, nei confronti del quale si continua ad agire in modo, francamente, incomprensibile.

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