Che fine hanno fatto
le 180 assunzioni urgenti nel MIBAC?
Dov’è finita l’indignazione pubblica innescata dai crolli che hanno colpito l’area archeologica di Pompei lo scorso inverno? Dove è finita l’indignazione politica verso il malgoverno dei beni culturali che ha caratterizzato l’infelice stagione dell’ex ministro Sandro Bondi, che è culminata con le sue dimissioni e che sembrava ormai superata con l’insediamento del nuovo ministro Giancarlo Galan ?
Una reazione del governo a quel grave stato di cose si è prodotta infatti con l’emanazione del Decreto legge 24 marzo 2011, n. 34, recante innanzitutto “Disposizioni urgenti in favore della cultura”.
Fra queste, il segno più netto di un’inversione di rotta - non risolutiva, ma certo di ottimo auspicio - era la deroga al vigente blocco del turn-over nella Pubblica Amministrazione, e la conseguente facoltà per il MiBAC di assumere nuovo personale di tutela attingendo alle graduatorie in corso di validità.
Inizialmente, si è quantificato tale nuovo personale in circa 169 idonei, da scegliere tra i profili di Terza Area (Archeologo, Architetto, Storico dell’arte, Archivista di Stato, Bibliotecario, Funzionario amministrativo), e quelli di Seconda Area (Assistente alla vigilanza, sicurezza, accoglienza, comunicazione e servizi al pubblico).
Una boccata di ossigeno provvidenziale, per un ministero che da troppi anni vede incrementare solo la quota dei dirigenti, e progressivamente svuotarsi i fondamentali ruoli tecnico-scientifici e di custodia, ruoli ricoperti da personale la cui età media si avvicina ormai a quella della pensione.
Finalmente, con una circolare del 4 agosto 2011, il MiBAC informava di aver inviato ai competenti Uffici del Ministero dell’economia e delle finanze e del Dipartimento della funzione pubblica la relazione illustrativa del piano delle assunzioni, specificate in 180 nuovi dipendenti divisi in 18 dirigenti, 69 funzionari, 68 assistenti alla fruizione, accoglienza, vigilanza e 25 ulteriori funzionari da destinarsi alla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e di Pompei.
Ma da allora tutto è fermo. Quel clamore mediatico e quella “necessità” e “urgenza” che avevano motivato il decreto legge, ormai sei mesi fa, sembrano potersi oggi declassare a sterili e superflui allarmismi.
E tutto questo nonostante il ministro Galan non perda occasione di ribadire i condivisibili principi ispiratori del suo mandato (niente tagli alla cultura, investimento nella tutela e nel permanente più che nell’effimero, etc.).
A fronte dell’emorragia di migliaia di dipendenti del MiBAC che in questi anni stanno andando in pensione senza essere rimpiazzati, ci sono alcune centinaia di giovani, selezionati, preparati e in molti casi dotati di un curriculum scientifico di prim’ordine, che attendono di coronare il sogno di una vita: lavorare al servizio dello Stato per la tutela del patrimonio artistico e archeologico del nostro Paese.
C’è una legge che da mesi ha stabilito una prima apertura a questi giovani.
Qual è la volontà del Ministero?
Comitato vincitori e idonei concorso MiBAC 500 posti
comitatoconc500mibac@tiscali.it
Ben venga la costituzione di un comitato.
RispondiEliminaPer essere ascoltati, qualcuno deve URLARE il disagio ed il degrado a cui stiamo passivamente assistendo.
Restauro, tutela,fruizione, stanno facendo morire il nostro Ministero.
Solidarizzo con le vostre rivendicazioni ed aspettative.
M@sk.