sabato 30 aprile 2011

Il 6 maggio gli Archeologi d'Italia scenderanno in piazza insieme agli altri lavoratori, per gli stessi diritti


"In un paese che non ha mai voluto riconoscere la professionalità di chi si prende cura del patrimonio archeologico italiano, che dispone di uno dei più importanti patrimoni archeologici al mondo ma che destina meno dello 0,30% alla cultura, è giunto il momento di alzare la testa.

E' ora di rompere la passività con cui più generazioni di archeologi hanno assistito inerti alla destrutturazione di una professione, sempre più marginale all'interno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e delle Università anche per l'incapacità storica di sapersi unire e aggregare al di là dei vari orticelli.

In un paese in cui l'80% degli archeologi opera all'esterno della pubblica amministrazione in forma precaria, in cui oltre il 70% degli archeologi è donna e abbandona la professione a quaranta anni, in cui il ruolo dell'archeologo nei cantieri non viene riconosciuto, è giunto il momento di dire basta.


Basta con l'assenza di riconoscimento professionale!
Basta con la negazione di diritti e di tutele sul luogo di lavoro!
Basta con la mortificazione quotidiana di archeologhe e archeologi da parte di imprese e cooperative!
Basta allo sfruttamento da parte di dipartimenti universitari!
Basta all'indifferenza compassionevole o - peggio - alla complicità da parte dei colleghi strutturati nel Ministero e nelle Soprintendenze.

Per questo il 6 maggio l'Associazione Nazionale Archeologi chiede a tutti gli archeologi di aderire allo sciopero generale. Chi è dipendente lo faccia nella forma tradizionale, astenendosi dal lavoro.
Chi è precario lo faccia nella forma che ritiene più opportuna. Bloccando il cantiere, se può.
Ritardando le consegne, se può. Non rispondendo al telefono, se può.

Ma se non può perchè è ricattabile e vulnerabile, sfidi comunque il ricatto aderendo alla campagna PRECARI/E IN SCIOPERO!



Pagina ufficiale ANA
Pagina evento

Puoi scaricare il logo su 
http://www.ilnostrotempoeadesso.it/images/resized/images/stories/logo_sciopero_web.jpg e usarlo come tuo avatar su facebook, nella tua postazione di lavoro, nel tuo pc.

Il 1 maggio degli archeologi: riflessioni su professione e professionalità. Comunicato stampa dell'Associazione Nazionale Archeologi

http://www.archeologi.org/web/news.asp?id=725

martedì 12 aprile 2011

Knowledge Workers - Il Quinto Stato siamo Noi

"Negli ultimi anni si è fatta strada nella nostra società una nuova categoria professionale: i lavoratori della conoscenza, o knowledge workers, professionisti in grado di mettere il proprio capitale intellettuale al servizio dello sviluppo di una comunità o di un'azienda. Non si tratta solo di lavoratori in possesso di un determinato bagaglio culturale; stiamo parlando di individui in grado di immaginare e progettare scenari futuri, che si occupano di sviluppare nuove idee in grado di apportare crescita e benessere. In poche parole: sono coloro che “maneggiano” il capitale culturale del paese e che nel loro operare producono altro capitale culturale o, se vogliamo dirlo con Sraffa, sono coloro che “producono conoscenza per mezzo di conoscenza” , quella ricchezza difficile da quantificare, ma che rappresenta l'indice di lungimiranza e coraggio di una società".
Così si apre il manifesto dei lavoratori della conoscenza 

domenica 10 aprile 2011

Intervento di Giuseppina Manca di Mores, Presidente ANA Sardegna -”L’archeologia funeraria in Sardegna. Convegno di studi”, Sanluri, 8-9 aprile 2011

Ringrazio vivamente gli organizzatori del Convegno per avere offerto all’Associazione Nazionali Archeologi  questo spazio.

L’ANA nasce nel 2005 con l’obiettivo primario di tutela dei diritti della professione di archeologo e per il riconoscimento della professione a livello giuridico, radicandosi presto con sezioni e comitati in tutta Italia con organi di rappresentanza elettivi locali e nazionali e raccogliendo al suo interno alcune migliaia di soci e molti simpatizzanti e sostenitori.  
Nel 2008 nasce in Sardegna il primo comitato e nel maggio 2010 la sezione ANA Sardegna.

Come ho detto, obiettivo primario dell’Associazione è la tutela e il riconoscimento della professione di archeologo. Ma qual è il ruolo dell’archeologo oggi, nel 2011, in generale nel panorama così modificato della nostra realtà sociale rispetto agli anni ‘70, quando nacque il Ministero dei beni Culturali e Ambientali  e anche quella concezione di un  sistema di tutela organizzato sulla 1089, così come lo conosciamo e abbiamo conosciuto, e nella sostanza difeso e condiviso?

Molte cose sono cambiate nella stessa professione, l’utilizzo di nuove tecnologie, il  concetto di valorizzazione e fruizione, l’irrompere dell’economia dei beni culturali, il profondo cambiamento della formazione e degli indirizzi. Ma l’aspetto certamente più significativo è quello del ruolo dell’archeologo nella costruzione del territorio e del paesaggio. Tanto più voglio sottolineare questo aspetto per la  Sardegna. Mai come ora il dibattito su questi punti è forte e necessita di un dialogo alto, di competenze specifiche, e specializzate, di interdisciplinarietà.

Emerge un nuovo concetto di tutela diffusa senza nulla togliere a quanto già in atto, e che deve  prevedere, accanto agli strumenti tradizionali e nell’ambito della normativa in essere, anche nuove modalità, riflessioni e proposte.

Tale concetto si rinnova nella progressiva emancipazione in autonomia professionale della figura dell’archeologo e nelle più attente azioni di politica e tutela del paesaggio che si sono sviluppati negli ultimi decenni, frutto di una nuova dimensione e coscienza dello stesso: dalla VIA  ai piani paesistici regionali, soprattutto nella loro relazione con i PUC,  alle recenti norme sull’archeologia preventiva che per la prima volta definiscono la nostra autonoma competenza. E se il paesaggio, come recita il primo articolo della Convenzione Europea del 2003, designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni; in tale percezione identitaria e in tale paesaggio, marcatamente culturale, il ruolo dell’archeologo e dell’archeologia, nel tessuto stesso degli enti locali, è di importanza primaria. Ci preoccupiamo per il gravissimo attacco e indebolimento della tutela: ma noi, oggi ben più presenti nel territorio, non ci dimentichiamo certo della tutela nella nostra quotidiana attività e deontologia professionale.

L’associazione Nazionale Archeologi, in quanto associazione di professionisti e come tale rappresentata in tutte le sedi consone a tale status, e qua in specifico, l’ANA  Sardegna, si pone in questo quadro come punto di riferimento per gli archeologi professionisti, delle cui problematiche così differenziate e venutasi a creare all’interno di una totale mancanza di regole e costruzione di prassi il più delle volte non buone, ha un’approfondita conoscenza proprio per quella  sua nascita dal basso e quella ramificazione  e radicamento territoriale che viene da un lavoro quotidiano su tutto il territorio nazionale. E’ da tale processo che nascono soluzioni e proposte per la tutela dei diritti della professione di archeologo,  il suo riconoscimento giuridico,  la costruzione di progetti comuni.

Competenze e professionalità elevate,  paradossalmente sempre più nutrite e affinate dal precariato, nelle stesse insito,  di cui la Sardegna dispone e che emergono anche dai nomi dei partecipanti di questo convegno che portano alti  risultati dal lavoro condotto all’interno di tale quadro di precarietà; professionalità delle  quali la Sardegna, nel suoi programmi di sviluppo di un’economia nella quale ambiente, paesaggio e turismo sono fondamentali,  non può permettersi il lusso non dico di perdere, ma nemmeno di sottovalutare.

In un momento di così forte penalizzazione per la cultura in tutte le sue forme, che va dalla messa in discussione del ruolo della  formazione pubblica  all’indebolimento della tutela  alla  grave riduzione delle risorse per gli enti locali,  e, in tutti,  alla mancanza di ricambio generazionale e alla non reintegrazione dei posti che si rendono vacanti,  con i tagli impressionanti  in tutti i settori della cultura che allarmano  quanti non solo svolgono attività in questo settore, ma si rendono e ci si rende ben conto di quale possa essere la prospettiva, anche a breve termine,  di un Paese che riserva alla cultura  un ruolo davvero marginale nella costruzione di una società,  è indispensabile, è storicamente indispensabile,  che tutte le forze della cultura si uniscano ognuna con le proprie competenze in un lavoro comune, consce che perdere la partita in questo momento non rappresenta  la vittoria di una squadra su un’altra, ma che se si perde, si perde tutti insieme e stavolta, col rischio concreto di non avere a disposizione un girone di ritorno.

Nell’inchiesta recentemente pubblicata dall’Espresso e realizzata con la collaborazione, e i dati statistici elaborati dall’ANA nel corso degli anni, il nuovo Direttore Generale del Ministero Luigi Malnati ha ribadito la necessità  e l’urgenza delle definizione della professione di archeologo con regole certe e responsabilità definite. Ne siamo lieti  perché questo è il nostro pensiero. Le regole le proponiamo,  delle poche esistenti chiediamo il rispetto,  le responsabilità non ci spaventano affatto e ce ne facciamo pienamente carico, peraltro da  sempre.

Chiudo sottolineando che l’immagine alle mie spalle raffigura lo striscione dietro il quale gli archeologi dell’ANA sfileranno a Roma nella manifestazione “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta” contro il precariato. Sosteniamo tutti i colleghi e in particolari i più giovani che lottano tenacemente per costruire il loro futuro. Il nostro impegno è adesso.

Sanluri, 8 aprile 2011


Giuseppina Manca di More
Presidente ANA Sardegna


Il nostro tempo è adesso - Sanluri(VS) 9 aprile 2011

Impegnata in un convegno sull'archeologia funeraria in Sardegna, ho voluto portare in quella sede il mio piccolo contributo alla manifestazione di ieri parlandone seppur brevemente al termine della mia relazione.

"Oggi a Roma e in altre città anche straniere si manifesta contro la precarietà del lavoro e della vita e ci tengo a ricordarlo.
Gli archeologi sono in prima linea a sostenere l’iniziativa con l’Associazione Nazionale Archeologi e il suo vicepresidente nazionale Salvo Barrano che è uno dei promotori.
Perché questa non può non essere la nostra battaglia, la battaglia di chi, come me e molti altri archeologi, svolge una professione che non esiste,  senza regole, senza potere contrattuale nei rapporti di lavoro, senza diritti, senza tutele. Senza.
Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta è il grido di dolore e di resistenza di una generazione fantasma che non vuole più esserlo"



Le mie poche parole sono state precedute dall'intervento sulla "professione archeologo" tenuto nella sessione di venerdì dello stesso convegno dal Presidente della Sezione Sardegna dell'Associazione Nazionale Archeologi.

Alcuni degli studiosi intervenuti successivamente hanno tolto qualche secondo alle proprie relazioni per esprimere sostegno alla "causa". Non è molto ma è meglio di niente.

giovedì 7 aprile 2011

Incontro ANA Sardegna

Doppio incontro dell'Associazione Nazionale Archeologi - Sezione Sardegna a Oristano e Cagliari il prossimo 15 aprile.
I membri del direttivo regionale illustreranno le attività svolte dalla nascita della Sezione Sardegna ad oggi e quelle in programma per una sempre maggiore tutela della professione di archeologo e dei relativi diritti. 
Gli interessati potranno sottoscrivere la tessera dell'Associazione Nazionale Archeologi - Sardegna.



Oristano
Consorzio Uno, Aula 1P
via Carmine snc
Venerdì 15 aprile 2011
ore 9:30













Cagliari
Aula verde - Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-Artistiche
Cittadella dei Musei, piazza Arsenale 8
Venerdì 15 aprile 2011
ore 15:30

domenica 3 aprile 2011

Avviso

In relazione al post "Gli archeologi e gli altri" saranno pubblicati esclusivamente commenti pertinenti alla questione che si è sollevata, quella della maltrattata professionalità degli archeologi.
Non si darà, invece, spazio a commenti sul tema specifico trattato nell'articolo che ha dato spunto alla riflessione, perché l'intento non era e non è quello di aprire l'ennesima discussione in proposito.

venerdì 1 aprile 2011

Gli archeologi e gli altri

Il rapporto confuso tra archeologi e “appassionati di archeologia” è una ferita aperta dell’archeologia in Italia sulla quale di tanto in tanto viene gettato altro sale.
Non sono qui in discussione né l’argomento in sé dello spunto di questa riflessione né, tanto meno, la libertà di pensare, dire e scrivere, che è sacrosanta. Non è questo il punto.
Il punto è l’anomalia dell’archeologia in Italia, che non ha la dignità di professione costringendo gli archeologi a non esistere.