lunedì 22 novembre 2010

Todos caballeros, ma nei fatti ninguno y tampoco archeólogo, di Franco Campus

Perché questo? Forse perché rispettando la legge, nella pratica, si sarebbe riconosciuta l’esistenza di un elenco di persone professionalmente specializzate a fare quel lavoro, ne...lla concretezza una sorta di “albo” di quelle persone. Un “albo” fatto da persone, i soggetti, che nella tangibilità dei fatti hanno studiato (e molto) e lavorato per fare quel mestiere e che nella maggior parte dei casi hanno conoscenze maggiori di qualche funzionario inserito nelle calde maglie del ministero. Una strada che riguarda anche la nostra Archaeologist’s List, perché il vero spreco, oltre al deperimento dei monumenti è lo spreco continuo delle capacità umane, motivato dal presupposto che se hanno a sufficienza e che quindi, nessuno se ne deve preoccupare. In definitiva concorrenza sleale, furto e presa per i fondelli. Perché se gli altri ordini, le altre associazioni di categoria (come recentemente i grafologi) lottano per ottenere giustamente il quadro dei loro diritti, noi non possiamo farlo? Perché dobbiamo mercanteggiare al ribasso sulla nostra professione e accettare soluzioni pasticciate e di comodo. Le parole chiave sono poche albo, professione, diritti, doveri e giusta e adeguata retribuzione. Questa non è una vittoria, è solo calarsi le braghe. Rispettiamo prima la legge che dice 163, art 95 comma 2 prescrive la costituzione di un elenco al quale siano iscritti unicamente i soggetti menzionati all'art. 95 comma 1 "soggetti in possesso con laurea con indirizzo archeologico e specializzazione o dottorato di ricerca in archeologia e i dipartimenti universitari" pertanto l'elenco non è ricognitivo, ma dovrebbe essere è attuativo della norma di legge. Tutto il resto è fuori della legge e chi sta fuori o chi vuole fare una soluzione ad personam se ne assume la responsabilità, in modo chiaro e pulito.

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