domenica 28 novembre 2010

Le frustrazioni di un'archeologa

Non voglio rassegnarmi a considerare conclusa e travalicata quella civiltà nella quale il pensare storicamente era il criterio più alto del comportamento umano, perché in un prevalere del mondo che avesse per modello la tecnica io vedo un enorme pericolo per la libertà razionale dell'umano pensare e dell'umano agire.
Il mondo costruito sul modello di una civiltà prevalentemente tecnica, che non ha bisogno di essere storicizzato, è retto, in realtà, dalle forze politiche che governano la tecnica.[.....].
Solo il pensiero storico si è opposto in passato e può opporsi in futuro ai disegni di dominio assoluto dei politici.

Ranuccio Bianchi Bandinelli
Introduzione all’archeologia, Laterza, Roma-Bari,1976
(Avvertenza, firmata il 4 maggio 1970)





Vado via perché “Ministero della Cultura” invece di “Ministero per i Beni e le Attività Culturali” mi fa rabbrividire.

Resto qui perché il “Ministero della Cultura (Popolare)” è stato abolito nel 1944.

Vado via perché la gestione pubblica del patrimonio storico e artistico della Nazione, quindi conoscerlo, tutelarlo e valorizzarlo con risorse economiche e professionali dello Stato, è “cultura di Stato”.
Resto qui perché la gestione pubblica del patrimonio storico e artistico della Nazione, quindi conoscerlo, tutelarlo e valorizzarlo con risorse economiche e professionali dello Stato, è un dovere morale e, se non bastasse, è uno dei principi fondamentali della Costituzione, quelli che non si possono modificare.

Vado via perché la tutela e la valorizzazione pubblica del patrimonio storico e artistico della Nazione è “cultura di Stato”.
Resto qui perché la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.

Vado via perché tutelare il patrimonio culturale è stato frainteso in difendere “quattro sassi”.
Resto qui perché tutelare il patrimonio culturale significa individuarlo, conoscerlo, proteggerlo, conservarlo e garantirne la trasmissione alle future generazioni, perché possano farne uso migliore del nostro.

Vado via perché tutelare il patrimonio culturale impedisce o rallenta, in quanto oneroso economicamente, il processo di sviluppo e modernizzazione.
Resto qui perché la tutela del patrimonio culturale promuove lo sviluppo della cultura, quindi partecipa al processo di sviluppo e modernizzazione, anche economicamente.

Vado via perché valorizzare il patrimonio culturale è stato frainteso in promuovere una merce sul mercato.
Resto qui perché valorizzare il patrimonio culturale è promuovere la conoscenza del patrimonio culturale.

Vado via perché servono più risorse, possibilmente private, per valorizzare, non per conoscere e tutelare.
Resto qui perché se non si conosce e non si tutela non si può valorizzare, neanche con i soldi dei privati.

Vado via perché per promuovere lo sviluppo della cultura servono i managers.
Resto qui perché al Ministero per i Beni e le Attività Culturali “servono almeno 80 archeologi” e io sono nella graduatoria dei funzionari archeologi idonei dell’ultimo concorso.

Vado via perché è previsto un altro taglio del 10% degli organici dei Ministeri, perciò anche se servo non verrò assunta.
Resto qui perché servo e con la mia professione di archeologa posso contribuire alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale dall’esterno.

Vado via perché la mia professione non esiste.
Resto qui perché la professione non esiste, quindi tutti possono svolgerla, anch’io.

Vado via perché nel paese con uno dei più immensi patrimoni archeologici del mondo, l’archeologia non è una “professione” ma una “passione”.
Resto qui perché questa “passione” mi dà da mangiare, ogni tanto.

Vado via perché non è ho più voglia.
Resto qui perché non mi rassegno.


Giovanna Pietra


In corsivo citazioni dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 42/2004).

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