......Le “Archeologhe che (r)esistono“, costola della Associazione Nazionale Archeologi, associazione di categoria che conta più iscritti in Italia ed è profondamente radicata in Sardegna, hanno raccontato con determinata ironia la loro condizione di donne invisibili.
Al pari dei colleghi uomini sono altamente specializzate eppure prive diriconoscimento giuridico da parte dello Stato, conducono un lavoro affascinante ma usurante, in perenne lotta per strappare condizioni dignitose per l’esercizio della propria professione.
E, come tante altre lavoratrici, si trovano prima o poi al bivio più importante: quello che conduce alla maternità e all’inizio di una nuova vita, che troppo spesso si traduce in una scelta imposta da condizioni esterne più che dettata dal cuore.
Al pari dei colleghi uomini sono altamente specializzate eppure prive diriconoscimento giuridico da parte dello Stato, conducono un lavoro affascinante ma usurante, in perenne lotta per strappare condizioni dignitose per l’esercizio della propria professione.
E, come tante altre lavoratrici, si trovano prima o poi al bivio più importante: quello che conduce alla maternità e all’inizio di una nuova vita, che troppo spesso si traduce in una scelta imposta da condizioni esterne più che dettata dal cuore.
Come donne e archeologhe abbiamo scelto di incontrarci a Siena, sfruttando la grande occasione dataci dal Movimento SNOQ.........continua ne il manifesto sardo
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